Coronavirus, il tempo della quarantena.
Indicazioni per attivare le risorse per affrontare al meglio questo periodo
Emergenza sanitaria e paura
Ci troviamo di fronte ad un periodo caratterizzato dall’emergenza sanitaria, questo ci fa vivere in uno stato di attivazione e di allerta e ci mette di fronte a delle scelte. Scelte che stanno limitando sempre di più i nostri movimenti, i contatti delle relazioni, la nostra libertà.
Stiamo affrontando quello che viene definito un disastro collettivo; i disastri sono eventi complessi dove la quotidianità e gli aspetti che fino a quel momento davano certezza vengono meno. Non sentiamo più di avere il controllo nelle nostre attività quotidiane perché molte cose che facevamo prima ora non possiamo più farle, ci sentiamo come se il volante della nostra vita ci stesse sfuggendo di mano.
Stiamo vivendo una situazione di Pandemia che, dal greco, significa “di tutto il popolo”. Se prima lo percepivamo lontano perchè era in Cina poi l’abbiamo percepito sempre più vicino fino a quando è arrivato nel nostro Paese. Tutto questo è avvenuto molto velocemente grazie anche ai trasporti che rispetto ad un tempo connettono i diversi paesi con più rapidità.
Il dolore e il trauma non è solo di chi ha contratto il virus ma è di tutta la città, la nazione, di tutto il mondo.
Di fronte a questa situazione l’emozione che abbiamo tutti è la paura.
La paura è un’emozione primaria fondamentale per la nostra sopravvivenza, se non la provassimo non potremmo metterci in salvo. Provare sempre paura però può essere traumatizzante. Quando ci sentiamo davvero minacciati, si attiva il sistema di difesa che ci fa agire velocemente per proteggerci, ma quando il sistema di difesa viene sollecitato in modo continuativo si disregola e ci rende più esposti.
Ad esempio la rabbia verso il diverso, l’untore, il vicino che non rispetta le regole (attacco), fuga dalle città, la minimizzazione e il far finta di niente (evitamento), seguire continuamente le statistiche del contagio (congelamento), negazione, rinuncia alla protezione (sottomissione).
Il nostro cervello è fatto per rispondere in modo immediato alle situazioni di emergenza, ma quando l’emergenza ha tempi lunghi bisogna sviluppare risorse più complesse delle difese animali. Orientarci nel presente cercando le risorse accessibili e utili per affrontare l’urgenza, sviluppando la resilienza.
Sintomi da stress post traumatico
Qui di seguito riporto i sintomi di stress post traumatico che potrebbero presentarsi durate questo periodo di emergenza sanitaria.
I segnali da stress post traumatico sono:
– Disturbo del sonno;
– Difficoltà di concentrazione
– Difficolta di memoria
– Abuso di sostanze
– Irritabilità e irrequietezza
– Isolamento e chiusura
Le reazioni più comuni al Coronavirus possono durare alcuni giorni o alcune settimane e sono caratterizzate da:
Iperarousal: aumentata attivazione psicofisiologica (allerta alta ad ogni nuova notizia, toccarsi la fronte e percependosi leggermente caldi si inizia a fare fatica a respirare ecc…).
Intrusività: memorie involontarie che continuano ad arrivare, flaschback, pensieri ricorrenti sulla possibilità di essere entrati in contatto con persone positive al virus ecc…
Umore depresso o pensieri persistenti negativi: credenze e aspettative negative su di sé o sul mondo,
ad es: non vado bene, o il mondo è sempre pericoloso ecc…
Evitamento: è un sintomo post traumatico, è il tentativo di evitare tutto ciò che riguarda gli aspetti disturbanti del coronavirus. L’evitamento può trasformarsi in comportamenti poco protettivi, ad esempio la persona tergiversa, non chiama il proprio medico perchè pensa che sia impossibile che sia il coronavirus. Al contrario dell’evitamento ci può essere uno stato di iperattivazione del sistema nervoso in cui si legge ogni segnale/sintomo ( tachicardia, respiro corto… ) in modo catastrofico.
Senso di colpa: su piu livelli responsabilità la persona sente di essere veicolo per l’altra persona.
Senso di abbandono. L’essere costretti in quarantena può far sentire abbandonati.
Non possiamo sapere come evolverà la situazione, ma possiamo agire sul nostro presente in modo tale che quando ce ne sarà bisogno avremo le energie per affrontare la situazione.
Cosa possiamo fare in concreto per aiutarci a sentirci meglio e a calmare la nostra mente?
– Parlare dei problemi con qualcuno di cui ci si fida, scegliendo le persone per avere un confronto empatico.
– Fare attività che aiutano a rilassarsi come yoga, giardinaggio, meditazione, leggere, training autogeno, alla sera evitare di vedere i notiziari sul Coronavirus per non aumentare ulteriormente il senso di allerta.
– Fare esercizio fisico che aiuterà ad avere un sonno riposante; esporsi all’aria aperta anche da casa ( balcone, giardinetto privato, finestre aperte col sole).
– Mangiare e bere regolarmente. Mangiare frutta e verdura e alimenti rafforzativi del sistema immunitario.
– Parlare con i membri della famiglia e con gli amici attraverso i media, skipe, videochiamate su whatsapp ecc avere restrizioni di movimento non significa annullare la socialità.
– Non lavorare continuamente senza mai riposarsi.
– Stacca la spina, ricordati di parlare d’altro, uscire dai loop catastrofici aiuta a rafforzarsi.
– Dormire regolarmente mantenendo il ritmo sonno-veglia.
– Rispettare le regole di base dell’igiene.
– Privilegiare come fonti di informazione quelle ufficiali: prendersi cura di sé significa non esporsi a informazioni non adeguate incorrendo in fake news.
– Scegliere due momenti al giorno per informarsi e il canale attraverso il quale si vuole farlo.
– Continuare il lavoro e le proprie abitudini laddove è possibile rispettando le indicazioni di sicurezza in vigore.
Chi risente dei sintomi post traumatici da stress può trarre vantaggio con la terapia che utilizza la tecnica Emdr.
Il trattamento con EMDR può essere usato nella rielaborazione dei target fin dalle prime esposizioni ad eventi critici. Attraverso il protocollo degli eventi recenti (E. Shapiro) si può intervenire rapidamente sui punti di disturbo innescati dall’esperienza traumatica già dal primo mese. In questo modo si velocizza nelle persone l’integrazione del ricordo e si desensibilizzano quei segnali di disturbo già presenti nelle prime settimane.
Articolo scritto da Dott.ssa Laura Tavani
Psicologa- Psicoterapeuta