Quando la coppia è violenta

In questo articolo si porta l’attenzione su quali dinamiche si costituiscono nella coppia violenta e quali sono le caratteristiche della coppia violenta.

Cosa si intende per violenta?

E’ violenta ogni situazione in cui si verifica un abuso fisico o psichico da parte di una persona su un’altra che quasi sempre si trova in condizioni di inferiorità rispetto alla prima.

Da alcuni studi emerge come le coppie che presentano violenza sono caratterizzate da un’ organizzazione gerarchica fissa basata su credenze di diseguaglianze naturali, su un sistema di autorità dove la distribuzione del potere si organizza secondo le gerarchie costituendo relazioni di dominanza e sottomissione.

Queste coppie sono caratterizzate da una modalità di relazione che porta alla riduzione dell’autonomia, poiché i membri della famiglia interagiscono rigidamente. Spesso vi è una comunicazione di significati che rende invisibile l’abuso e definisce la violenza come una cosa naturale all’interno della famiglia.

Si nota, inoltre, un consenso sociale esterno in cui si dà legittimità all’aggressore, lasciando la vittima senza risorse per affrontare la situazione.

Queste condizioni sono spesso sovrapposte e interagiscono tra di loro.

 

  1. Walker ha descritto lo schema della violenza, che è caratterizzato da tre fasi che variano in intensità e durata secondo le coppie.
  2. Fase di accumulo della tensione nelle interazioni. In questa fase vi sono aggressioni psichiche e lievi percosse, da un lato gli uomini aumentano la gelosia e il possesso, vedendo il loro comportamento come legittimo mentre le donne negano la realtà della situazione. Quando la tensione arriva ad un punto critico, vi è la fase due.
  3. Fase acuta delle percosse, perdita di controllo, le donne si mostrano sorprese per l’aggressività che si manifesta improvvisamente in relazione a qualche situazione della vita quotidiana banale.
  4. Fase di calma amorevole. In questa fase vi è rammarico e affetto da parte dell’uomo aggressore e da parte della donna vi è accettazione poiché crede nella sua sincerità. Qui domina una rappresentazione mentale idealizzata della relazione.

 

In seguito, prima o poi tutto il ciclo ricomincia.

In questo ciclo si nota, l’alternarsi della frustrazione e gratificazione.

Il partner dopo esser stato violento muta atteggiamento, in particolare più la donna ha reagito alla violenza esprimendo l’intenzione di separarsi, più l’aggressore si mostra da lei dipendente. La vittima non solo si sente riabilitata, ma si trova nei confronti del partner in un rapporto ribaltato rispetto a quello precedente di subordinazione: ora è l’aggressore colpevolizzato, è lui che si dichiara dipendente dalla donna e chiede a lei perdono (riabilitazione). Passare dall’esperienza di colpa a quella di sollievo di senso di colpa, gratifica la vittima e la induce a restare.

Da studi effettuati si è constatato che spesso, nei primi mesi di violenza del partner la donna interpreta come segni di ravvedimento comportamenti del partner come dimostrazioni di disperazione di fronte alla minaccia di separazione. Questa tendenza a illudersi della vittima si spiega con il suo estremo bisogno di riabilitazione.

La convinzione per cui la violenza è l’esito di problemi psicologici dell’aggressore fa assumere alla vittima, accanto al ruolo di perdonatrice, anche quello di salvatrice (Goldner et al., 1990). La donna oltre a sperimentare la sottomissione sperimenta anche il ruolo di riabilitatrice acconsentendo all’aggressore il perdono.

Più la donna rientra nella relazione di coppia, più l’aggressore è condizionato a ritenere che accetti la designazione di colpa e a sentire la propria violenza conseguenza delle sue provocazioni. Più la donna si oppone, minacciando di separarsi più l’uomo si sentirà sottoposto a una condanna morale.

La sottomissione della donna che, dopo aver criticato il comportamento del partner, accetta di restare, diventa per lui una riabilitazione sia sperimentare la sottomissione sperimenta anche il ruolo di riabilitatrice acconsentendo all’aggressore il perdono.

Più la donna rientra nella relazione di coppia, più l’aggressore è condizionato a ritenere che accetti la designazione di colpa e a sentire la propria violenza conseguenza delle sue provocazioni. Più la donna si oppone, minacciando di separarsi più l’uomo si sentirà sottoposto a una condanna morale.

La sottomissione della donna che, dopo aver criticato il comportamento del partner, accetta di restare, diventa per lui una riabilitazione sia una conferma del suo diritto a richiedere comportamenti non provocatori da parte della vittima, e una rassicurazione circa il controllo di lei.

 

Bibliografia:

Andolfi, M. (1999) La crisi nella coppia. Ed Raffaello Cortina Editore.

Goldner, V., Penn, P., Sheinberg, M., Walker, G . (1990) Love and violence: gender paradoxes in volatile attachments. Fam. Proc., 29, pp. 343-364.

Walker, L.E. (1984) The Battered Woman Syndrome. Springer, New York.

Articolo scritto da Dott.ssa Laura Tavani

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